Concettina Ramondetta Fileti, poetessa e patriota

Ritratto della poetessa Concettina Ramondetta Fileti

Considerata fino ai primi decenni del Novecento una delle più illustri poetesse dell’Italia risorgimentale, Concettina Ramondetta Fileti ( Palermo, 1829-1900) manifestò fin da giovanissima uno spiccato spirito patriottico.

Di nobile famiglia (il padre era Francesco Sammartino Ramondetta dei duchi di Montalbo), partecipò attivamente al clima risorgimentale non soltanto con i suoi scritti dichiaratamente antiborbonici, ma anche con intrepidi atti di ribellione: nel 1849, non ancora ventenne, fuggì di casa per andare a scavare a Sant’ Erasmo i fossati che avrebbero dovuto ostacolare il rientro delle truppe borboniche. “Esitai al pensiero di mia madre” raccontò in seguito ripensando a quell’evento ” ma mi feci coraggio all’idea che la patria vuol questo servizio da me; e la patria è pur madre: voliamo!”

Si sposò nel 1850 con il cavalier Domenico Fileti, fu madre di otto figli ed ebbe una vita familiare serena e appagata. Dopo l’Unità d’Italia, le sue poesie smisero di cantare il sentimento patriottico risorgimentale per concentrarsi proprio sugli affetti domestici: fu il periodo artistico più intenso della sua vita, denso di tenere composizioni molto apprezzate dai critici e dai letterati del tempo. “Poetessa dal core materno” la definì l’importante letterato Ugo Antonio Amico, che nel 1906 scrisse riguardo alla sua poesia: “Poche volte mi è avvenuto legger versi così belli, casti, soavemente malinconici».

Nel 1877, la morte della figlia ventiquattrenne le inflisse un duro colpo inaridendole per sempre la vena poetica. I componimenti che seguono sono tratti dal libro “Poesie di Concettina Ramondetta Fileti” pubblicato nel 1876 a Imola dalla Tipografia Ignazio Galeati E Figlio.

Donatella Pezzino

***

Un bel giorno d’inverno

Bella natura! E qui tu sei la sola

Che ne sorridi ancor pietosamente;

Ogni aura d’altro ben per noi s’invola

Rapidamente.

Quando rombava il tuon sulla pendice

Ed era il ciel di nubi ottenebrato,

Fra me dicea: tale stagion s’addice

Al nostro fato.

Allor commosso e sospirando almanco

Il pellegrin pel duol grave che n’ange:

In questo suolo, dir potea, sinanco

Natura piange.

Ma già ride la terra, e un sovrumano

Senso or si spande d’armonia, d’amore;

Nè tutti san che ogni conforto è vano,

Se geme il core.

Chi lo seren del nostro ciel rimira

e le opime campagne e il sol che ferve,

Non sa che sotto sì bel ciel sospira

Gente che serve.

Per noi che vale, o Dio! l’etra ridente,

e l’arcana bellezza del creato,

se a piangere e a servir miseramente

N’hai condannato!

( febbraio 1850)

***

Ad un uccello fuggito dalla gabbia

Vola, trascorri i liberi

campi dell’etra, e godi.

Vola, più dolci e facili

Sciorrai le tue melodi.

A’ vivi raggi, al tepido

Rezzo, tra’ fior’, sui rami,

Ovunque amor ti chiami

Presto il tuo vol sarà.

D’ali fregiato, al carcere

Non ti creava Iddio;

Sol t’ opprimea degli uomini

L’orgoglio insano e rio.

Che val se a te la folgore

Del cacciator sovrasti?

Un’ora almen provasti

Di gaudio e libertà.

(Maggio 1850)

***

Per l’albo di Marietta Piccolomini

Figlia d’Italia, che trasfondi al canto

L’italo foco, un ciel puro e sereno

Del tuo primo sorriso

E del cor salutavi;

Ma qui t’inebria, nel sican terreno.

Più miti e più soavi

Spiran l’aure fra noi; del sol più pura

L’eterea luce splende;

Qui primavera eterna

Di fiori e di verzura

Riveste il colle, il prato;

E il genio e la virtude

Degli avi, ancor l’alme sicane accende.

Il prisco onore, i fasti

Tu cerchi invan: li tolse a noi sventura.

Ma il cor che bolle e freme,

Le memorie, la speme,

Di natura il sorriso interminato,

Rapir non ci potrà l’avverso fato.

(Marzo 1854)

***

A una madre che ha perduto il figlioletto

–Tergi le ciglia: quel leggiadro fiore

Volò fra gli angeletti in grembo a Dio,

Ignaro d’ogni mal, d’ogni dolore.–

Così direi, se madre non foss’io;

Ma l’angoscioso strazio del tuo core,

Cui conforto non val, sente il cor mio,

Che ti comprende appieno, e oppresso e affranto,

Di carmi invece, versa amaro pianto.

(Ottobre 1855)

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Fonti:

http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/concettina-ramondetta-fileti

http://comecreaturaeternamentediveniente.blogspot.it/p/che-cose-la-poesia.html

Poesie di Concettina Ramondetta Fileti – La Sicilia, terra e donna (wordpress.com)

Nella foto: la poetessa risorgimentale Concettina Ramondetta Fileti (immagine dal web)