
Una mattina sotto la serra
una fanciulla cieca,
con il suo cesto di foglie
venne a dare
una ghirlanda di fiori.
Cingendomi il petto
mi si riempirono di lacrime gli occhi:
stringendola al cuore
ho baciato il morbido intreccio.
Le dissi: “Dentro le tenebre
o fanciulla,
tu stessa non conosci
il tesoro che hai donato.
Tu sei cieca, o fanciulla,
come sono ciechi i fiori.
Tu stessa non hai visto
la bellezza
della tua ghirlanda.”
(8 febbraio 1896)
da Citra. La scoperta del Dio della vita, ed. Paoline, 1994
Rabindranath Tagore (Calcutta 1861- Kolkata 1941), poeta, scrittore, filosofo, drammaturgo e pittore, ha composto una grande varietà di opere tra liriche (molte delle quali destinate al canto), novelle, scritti teatrali, memorie, saggi e conferenze. Al grande pubblico è noto soprattutto per le raccolte di poesie Gitanjali (1912) e Il Giardiniere (1913).
In Europa, la sua poesia è stata letta e apprezzata ovunque, tanto da essere tradotta praticamente in tutte le lingue. Nel 1913 ha vinto il Nobel per la letteratura.
Il suo pensiero, del quale la poesia è diretta espressione, è incentrato su una continua e profonda ricerca di Dio che parte dalla contemplazione incantata del creato per giungere al cuore dell’uomo. Il Dio di Tagore è il Dio unico presente ovunque nella natura e nei cieli: da qui scaturisce una serena e fiduciosa accettazione della vita in tutti i suoi aspetti.
Nella poetica di Tagore, un posto privilegiato occupano la Bellezza e l’Amore quali manifestazioni di Dio e al tempo stesso tramite tra la sfera divina e quella umana.
Donatella Pezzino
Immagine da Bing