“Dopo il ballo” di Maria Ricci Paternò Castello

Balcone di sera. L'immagine illustra i concetti chiave della poesia.

Bello sedermi fino all’alba al foco,
Sola, pensando e ripensando a lui!
Tornare in sogno nello stesso loco,
Ove beata di sua vista fui!

Strano miraggio, veggo a poco a poco
Larve formarsi negli angoli bui
E – della illusïone estremo giuoco! –
Mista la sua con le figure altrui.

Gli dico allor, resa, nell’ombre, audace:
«Non te ne accorgi che ti voglio bene?
Non te ne accorgi che non ho più pace?»

Egli sorride. Ma rinasce il giorno
E, grave il cor di sconosciute pene,
Come non fosse, in sua presenza torno.

(da “Nuove Poesie”, Firenze, Le Monnier, 1885).

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Maria Ricci Paternò Castello di Carcaci (Catania, 1845 -?), poetessa di nobile famiglia, fu uno spirito indipendente e anticonformista.

Appena raggiunta la maggiore età, la poetessa abbandonò la Sicilia e compì numerosi viaggi, fino a trasferirsi a Firenze, dove si sposò e si dedicò ad un’intensa attività letteraria.

Pubblicò diversi componimenti poetici, alcuni dei quali furono tradotti in lingue straniere e recensiti favorevolmente dalle più prestigiose riviste letterarie. Tra le sue opere più importanti ricordiamo PoesieRosalindaIdillio fantasticoSpigolatureVariaNote tragiche e i sonetti Fogliuzze erranti (1886) e A Vallombrosa (1895).

Esponente del tardo Romanticismo, la Ricci propone una poesia incentrata soprattutto sulle tematiche dell’amore infelice, della disillusione, delle falsità svelate, degli affetti familiari vissuti in una dimensione struggente e sofferta; frequenti nelle sue poesie sono le ambientazioni mondane e salottiere che, almeno per un certo periodo della sua vita, dovettero costituire la sua quotidianità.

Donatella Pezzino