“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”

Scale. L'immagine illustra i concetti chiave della poesia.

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Eugenio Montale nasce a Genova nel 1896. Si diploma in ragioneria nel 1915; acquisisce la sua formazione letteraria prevalentemente da autodidatta, frequentando le biblioteche cittadine e studiando insieme alla sorella, iscritta alla facoltà di lettere e filosofia. Nel corso della sua vita svolge varie attività in ambito letterario e artistico: è infatti poeta, scrittore, giornalista, traduttore, pittore, critico letterario e musicale. In qualità di redattore lavora presso varie riviste letterarie e, nell’ultimo periodo della sua vita, al Corriere della Sera. Nel 1967 è nominato senatore a vita e nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura. Muore a Milano nel 1981. Ci ha lasciato una produzione letteraria ricca e varia, che comprende prose, epistolari, un diario e traduzioni di autori stranieri (fra cui Steinbeck, Melville e Shakespeare). Tra le sue raccolte poetiche si ricordano Ossi di seppia (1925), Le occasioni (1939), La bufera e altro (1956), Satura (1971). La sua poetica si distingue per una concezione totalmente negativa della vita: in lui, il male di vivere è la stessa sostanza dell’esistenza umana. Ne consegue un totale svuotamento di tutti i valori, perchè il mondo non è che una nuda desolazione in cui gli uomini, gli oggetti e la stessa natura sono soltanto squallide presenze senza significato. Da tale pessimismo, molto vicino a quello di Leopardi, scaturisce una perenne sensazione di disarmonia fra l’anima e le cose, che si traduce in una forma espressiva arida e in immagini di forte vividezza.

“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”, scritta da Montale nel 1967 per la moglie Drusilla Tanzi, è la poesia n. 5 di Xenia II, poi inserita all’interno della raccolta Satura.

Donatella Pezzino