
Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.
E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.
( “Autopsicografia”, poesia di Fernando Pessoa tratta da Una sola moltitudine, Adelphi, trad. A. Tabucchi)
Fernando António Nogueira Pessoa nasce a Lisbona nel 1888. Poeta, scrittore e aforista, vive una vita semplice e discreta, lavorando nel giornalismo, nella pubblicità, nel commercio e, principalmente, nella letteratura. Muore nel 1935. La sua scrittura, fortemente influenzata dalla teosofia, dal misticismo e dall’occultismo, si ramifica in diversi eteronimi (Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, Bernardo Soares), espressioni della sua personalità complessa e molteplice. Queste identità gli permettono di cogliere simultaneamente la molteplicità e l’unitarietà del reale, nonché di analizzare sotto differenti punti di vista le relazioni che intercorrono fra verità ed esistenza. Tra le sue opere si segnalano Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares e le Poesie esoteriche.
Donatella Pezzino
Immagine da Bing
Testo di Pessoa tratto dall’articolo su Autopsicografia di Pessoa scritto da Elvio Bonbonato: https://alessandria.today/2022/11/29/fernando-pessoa-il-poeta-e-un-fingitore-di-elvio-bonbonato/