
Apriteci dunque la porta e noi vedremo i frutteti,
Berremo l’acqua fresca dove la luna ha posto la sua traccia.
La lunga strada brucia, ostile agli stranieri,
Noi camminiamo ignari e non troviamo un luogo dove fermarci.
Vogliamo vedere dei fiori. Qui ci divora la sete.
Aspettando e soffrendo, eccoci davanti alla porta.
Se occorre, abbatteremo questa porta con i nostri colpi.
Spingiamo con tutte le forze, ma la barriera è troppo robusta.
Dobbiamo languire, aspettare e guardare invano.
Guardiamo la porta: è chiusa, incrollabile.
Vi fissiamo lo sguardo: piangiamo, tormentati.
La vediamo sempre; il peso del tempo ci opprime.
La porta è davanti a noi: a che serve volere?
Meglio rinunciare, abbandonare la speranza.
Non entreremo mai. Siamo stanchi di guardarla…
E la porta, aprendosi, lasciò passare tanto silenzio.
Ma né frutteti né fiori abbiamo visto;
Solo lo spazio immenso dove sono il nulla e la luce
Ci apparve improvvisamente da ogni parte, ci colmò il cuore
E lavò i nostri occhi quasi ciechi sotto la polvere.
Simone Weil (Parigi, 3 febbraio 1909 – Ashford, 24 agosto 1943)
(da Simone Weil, “Pensieri in disordine sull’amore di Dio”, Ebook Kindle, KKIEN Publ. Int. , 2015)
Nell’immagine: Sulla strada di Emmaus, dipinto di Robert Zund, 1877