La sera nella poesia di Ugo Foscolo

Sera tempestosa nella foresta. L'immagine illustra i concetti chiave delle poesie.

Forse perchè della fatal quiete
Tu sei l’immago, a me sì cara vieni,
O Sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquiete
Tenebre e lunghe all’universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure onde meco egli si strugge;
E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.

*

Così gl’interi giorni in lungo incerto
Sonno gemo! ma poi quando la bruna
Notte gli astri nel ciel chiama e la luna,
E il freddo aer di mute ombre è coverto;
Dove selvoso è il piano e più deserto
Allor lento io vagando, ad una ad una
Palpo le piaghe onde la rea fortuna
E amore e il mondo hanno il mio core aperto.
Stanco mi appoggio or al troncon d’un pino,
Ed or prostrato ove strepitan l’onde,
Con le speranze mie parlo e deliro.
Ma per te le mortali ire e il destino
Spesso obliando, a te, donna, io sospiro:
Luce degli occhi miei, chi mi t’asconde?

(da Ugo Foscolo, i “Sonetti”, in M. Pazzaglia, Letteratura italiana, Zanichelli, 1986)

Ugo Foscolo (Niccolò Foscolo, Zante 1778 – Londra 1827) poeta, scrittore, drammaturgo, traduttore e critico letterario italiano, è uno dei principali esponenti del neoclassicismo e del preromanticismo. Ci ha lasciato una grande varietà di scritti fra saggi letterari, traduzioni, discorsi, prose, lettere, opere teatrali e componimenti poetici. Fra le sue opere più celebri ricordiamo le tragedie Tieste (1795) e Ajace (1810-1811), il romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis (1802-1803), il carme Dei Sepolcri (1807), le Odi e i Sonetti, scritti fra il 1797 e il 1803.

Donatella Pezzino

Immagine da Bing