Marina Cvetaeva, tre poesie

finestra illuminata. L'immagine illustra i concetti chiave delle poesie.

Ecco ancora una finestra,
dove ancora non dormono.
Forse – bevono vino,
forse – siedono così.
O semplicemente – le due
mani non staccano.
In ogni casa, amico,
c’è una finestra così.

Non candele o lampade hanno acceso il buio:
ma gli occhi insonni!

Grido di distacchi e d’incontri:
tu, finestra nella notte!
Forse, centinaia di candele,
forse, tre candele…
Non c’è, non c’è per la mia
mente quiete.
Anche nella mia casa
è entrata una cosa come questa.

Prega, amico, per la casa insonne,
per la finestra con la luce.

*

Io ti racconterò – del grande inganno:
io ti racconterò come cala la nebbia
sui giovani alberi, sulle vecchie ceppaie.
Io ti racconterò come si spengono le luci
nelle basse case, come – straniero di
egizie contrade
– soffia lo zingaro nel sottile zufolo
sotto un albero.

Io ti racconterò – della grande menzogna:
io ti racconterò come si stringe il coltello
nella stretta mano, come si arruffino al
vento dei secoli
i riccioli – ai giovani, e le barbe ai
vecchi.

Mormorio di secoli.
Scalpitio di zoccoli.

*

Nell’enorme mia città – notte.
Dalla casa sonnolenta vado – via,
e pensa la gente: moglie, figlia,
e io solo una cosa ricordo: notte.

Di luglio il vento mi spazza la strada,
e c’è musica a una finestra – appena.
Ah, soffi ora il vento fino all’alba
oltre le pareti sottili del petto – dentro.

C’è un pioppo nero, e a una finestra – luce,
e scampanio sulla torre, e in mano un – fiore,
e questo passo, ecco, – dietro a nessuno,
e quest’ombra, ecco, e me no.

Luci – come fili di collane d’oro,
d’una foglia notturna in bocca – sapore.
Liberatemi dai legami del giorno,
amici, capite che mi – sognerete.

(da “Nemmeno sapevo d’esser poeta”, ebook, Feltrinelli, 2014)

Marina Ivanovna Cvetaeva nasce a Mosca nel 1892. Vive gli anni del regime di Stalin, quando la sua opera, molto vicina all’ideologia anticomunista dell’Armata bianca, viene rifiutata e censurata. Perseguitata e separata dalla sua famiglia, la Cvetaeva muore suicida nel 1941.

Tra gli esponenti più importanti della poesia simbolista, la Cvetaeva unisce all’eccentricità dello stile un linguaggio ricco di metafore. Ci ha lasciato lettere, prose di vario tipo e una ricca produzione poetica.

Le tre poesie proposte, tratte dall’ebook “Nemmeno sapevo d’esser poeta” (Feltrinelli, 2014), risalgono agli anni 1913-1916.

Donatella Pezzino

Immagine da bing