
Quando la scrittura ha la genuinità e la freschezza di un quadro naif: questa è Luciana Luzi, maceratese, classe 1967, artista poliedrica e appassionata per natura di tutto ciò che è vivo, autentico, palpitante. In lei l’arte, in tutte le sue manifestazioni, si fa essenzialmente scoperta: di una purezza che, dentro e fuori di noi, crediamo nascosta solo perché abbiamo perso la capacità di vederla. In una realtà che ci vuole sempre più virtuali, omologati, in continua lotta contro il tempo, questa autrice riscopre il gusto di fermarsi a guardare il cielo, di seguire lo sbocciare di un fiore, di chiudere gli occhi e ricordare. In una parola, di tornare bambini per ritrovare la bellezza di inventarsi il mondo; un mondo a colori dove la poesia si fa luce e le parole piccoli prismi per catturare gli arcobaleni. E per farlo non c’è che una sola chiave: la semplicità. Non l’ermetismo, l’artificio verbale, il virtuosismo delle metafore: in Luciana, la poesia è il tocco di una mano gentile, la torta appena sfornata che spande il suo profumo nelle stanze, la gioia di amare allo stesso modo tutte le stagioni della vita. Un’emozione che, attraverso un “non-stile” prezioso nella sua essenzialità, arriva diretta e spontanea com’è nata e che, non imbrigliata entro schemi e infrastrutture retoriche, può brillare di luce propria e diventare parte integrante di noi. Perché la bellezza della vera poesia sta proprio in questo: nell’oltrepassare i confini della nostra individualità per accedere a quel Tutto di cui siamo, allo stesso tempo, frammento e anima.
Donatella Pezzino
Camelie e magnolia
– Io ti vedo marmellata di camelie
e un pizzico di magnolia –
mi dicevi tu, Teresa
e che son dolce
un po’ blu
– ” sweet blu ” –
Io che mi chiedo se la trasparenza
passa anche
attraverso uno schermo
se il nero sul bianco del foglio
un’immagine a colori
o qualcosa d’altro
parli di me
per Me
che mi sembra di esistere da sempre
come un albero secolare
eppure
di aver vagito da poche ore
Contami i cerchi
dimmi
quanti anni ho.
Senza titolo
E’ nella morbidezza della sera
che vagano i pensieri.
Sanno di frutti rossi
e profumo di pelle.
E tra un seno e una fragola
vi è la lentezza
di un dolce morire.
Ho del rosso cremisi addosso.
Lo sapevi?
Si vive, nei sogni.
Si può amare un dolore?
Vorrei mi restasse di te
un fruscìo vibrato,
musicato.
Rèstami invece
il passo costante
e orme leggere ma imperiture
che mi attraversano il ventre.
Rassicurante e doloroso.
Ma è un dolore che amo.
Senza titolo
M’attraversi
senza ch’io
possa fuggirne
ma dalla parte opposta al cuore
cosicché seppur nel silenzio
lui possa continuare a battere.
Ti lascio capelli come funi e un ponte
attraversalo quando
sarò troppo stanca
per trovarti.
Senza titolo
Sei di novembre
c’è il fuoco e pure il vento
l’aria ansima una calma
apparente
il turbine caldo m’avvolge i capelli
in un nido dove i pensieri
si nutrono d’intenti
disattesi chissà
e di emozioni
vibranti sempre
come le foglie che dal suolo
s’alzano in volo
disegnando geometrie.
Pubblicato su Bibbia d’Asfalto alla pagina: Luciana Luzi – BIBBIA D’ASFALTO (poesiaurbana.altervista.org)