
Con il guanto liscio e inossidabile
della mano tua forte e materna
ti ho visto crearmi.
Di parole in preghiera
la favola serale dei baci
mi hai lasciato fame del tuo seno.
Nel corpo mio: ormai di donna
fetale al fianco tuo
cullato dagli Ave, trovo la pace.
Gli occhi ridenti, luminati di sacro dolore
m’accendano, al pensarli,
di orgoglio adorante.
Poco importa se il tuo tramonto
non lo misuro in passi,
la mente inganna: già mi manchi.
La grazia dell’omonima
stendardo al mio incedere
non sono degna ma benedetta.
*
Luigia Pathos Ferro (Catania, 1990 – Butera, 2016) è stata una delle poetesse più giovani e interessanti del panorama letterario italiano.
Studentessa universitaria, si è interessata di letteratura, di filosofia, astrologia e storia dell’esoterismo.
Voce sensibile e appassionata, ha elaborato una poesia innovativa e ricca di simboli: un luogo dove l’anima si declina in tutte le sue sonorità, dalle note più graffianti a quelle di struggente tenerezza.
Apprezzata e recensita da nomi autorevoli della letteratura contemporanea, Luigia è stata segnalata da siti e riviste letterarie come una fra le poetesse siciliane migliori degli ultimi anni. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo Micropsichia – Schegge di Rame (2013).
Fonti: